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  • Immagine del redattoreElena Blog

La Festa della Liberazione

Come ben sappiamo, in Italia il 25 aprile è un giorno festivo riconosciuto a livello nazionale alla pari del 25 e del 26 dicembre (Natale e Santo Stefano), il 1° gennaio, il 2 giugno (Festa della Repubblica), il 15 agosto (Ferragosto o giorno dell’Assunzione di Maria), il 1° novembre (Tutti i Santi) e l’8 dicembre (Festa dell’Immacolata Concezione).

Cosa si festeggia in questa giornata?

Il 25 aprile si commemora la liberazione dell’Italia dalle truppe nazifasciste che abbandonarono definitivamente il paese nell'arco del 1945. Occorre sottolineare che in questa data l’Italia non era stata completamente liberata, la liberazione non avvenne da un giorno all’altro ma continuò ancora per qualche giorno fino agli inizi del mese di maggio. Ad ogni modo, questa data fu scelta come data simbolica della liberazione perché proprio il 25 aprile le truppe naziste tedesche e quelle fasciste italiane della Repubblica di Salò lasciarono Torino e Milano a seguito della ribellione popolare e della riconquista delle due città da parte dei partigiani. Più precisamente, fu il capo di stato temporaneo, Alcide De Gasperi, che il 22 aprile del 1946 decise di commemorare l’evento in quella specifica data. Pertanto, il 25 aprile è diventato una giornata di festa nazionale, riconosciuto con il nome di Festa della Liberazione, in seguito alla proclamazione della legge n. 269 del maggio 1949, che il capo di stato aveva presentato al Senato nel settembre dell’anno precedente.

Inoltre, anche altri paesi europei festeggiano la fine della dominazione straniera della Seconda Guerra Mondiale, bensì in giornate diverse: in Olanda e in Danimarca la Festa della Liberazione è il 5 maggio, in Norvegia si festeggia l’8 maggio e in Romania il 23 agosto. Un altro paese che festeggia questo evento il 5 maggio è l’Etiopia anche se, in questo caso, si ricorda la fine della dominazione italiana realizzata nel 1941.

Cosa succede prima del 25 aprile?

Il 25 luglio del 1943, il re di Savoia Vittorio Emanuele III destituì Mussolini e nominò il nuovo capo di stato nella persona del Maresciallo Pietro Badoglio. Dopo alcuni mesi, il governo firma l’Armistizio di Cabalisse, meglio conosciuto come l’Armistizio dell’8 settembre, data in cui il Maresciallo Badoglio proclamò la sua entrata in vigore: decade così la coalizione nazifascista.

Il paese entra in un caos totale: il giorno dopo l’armistizio, il re insieme alla sua famiglia e al comandante Badoglio scappano dalla capitale e si nascondono a Brindisi, lasciando il paese nel panico. Gli italiani si trovano disorientati senza una guida politica, non sanno quale sia il nuovo nemico. A questo punto, le truppe antifasciste si riuniscono e il 9 settembre 1943 fondano il Comitato di Liberazione Nazionale (CNL) composto dal Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), con sede a Milano, e dal Comitato Centrale di Liberazione Nazionale (CCLN), con sede a Roma. Il CNL sarà il leader della Resistenza Italiana, una vera lotta contro le truppe naziste e fasciste, riconosciuta anche come guerra civile. I partigiani, che si nascondevano nelle Prealpi e nel Preappennino, furono i protagonisti di questa nuova guerra: erano soldati che si erano opposti all'ideologia fascista, cittadini, soprattutto giovani, e membri di diversi partiti politici. Nonostante avessero un’opinione diversa sulla politica, li accomunava il desiderio di lottare per la libertà del proprio paese.

Il 23 settembre del 1943 Mussolini proclama la Repubblica di Salò e i partigiani danno inizio alla

guerra di liberazione.

Verso la libertà...

Nel marzo del 1944 le truppe naziste diedero il via a un nuovo ciclo offensivo di rastrellamenti in Emilia, Liguria e Piemonte, per i quali i partigiani subirono sanguinose perdite umane e sconfitte. Passata la primavera, si unirono ai diversi gruppi impegnati nella Resistenza sempre più civili e ex-soldati, tanto che in così poco tempo le truppe riuscirono a rafforzarsi arrivando a raggiungere la cifra di 50.000 uomini, che furono soprannominati i “partigiani estivi.

Nel frattempo, anche nel centro Italia i partigiani stavano collezionando diversi insuccessi. Inoltre, a Roma la presenza del Papa Pio XII stava mettendo a rischio l’andamento della guerra provocando sempre più vittime fra i partigiani in quanto promuoveva un atteggiamento passivo nei confronti della resistenza e invitava alla riconciliazione per la salvaguardia della vita umana. In questo modo, le truppe nazifasciste riuscirono a controllare la situazione utilizzando metodi violenti che provocarono numerosi spargimenti di sangue. In aggiunta, il nemico poté conquistare sempre più potere e territori espandendosi verso nord. Occorre sottolineare che Roma fu l’unica città che non ebbe significative rivolte popolari, bensì attese l’arrivo delle truppe alleate statunitensi. L’11 maggio del 1944 un’offensiva alleata contro la Linea Gustav riuscì finalmente ad avere successo: i partigiani conquistarono il fronte di Cassino e avanzarono ricongiungendosi con i reparti di Anzio. Intanto i soldati americani del generale Clark arrivarono a Roma il 5 giugno, mentre le truppe tedesche erano impegnate in una difficile ritirata e, tuttalpiù, i reparti repressivi nazifascisti avevano già abbandonato la capitale.

Riassumendo possiamo affermare che la guerra civile durò all'incirca 2 anni, dall'autunno del ’43 alla primavera del ‘45, provocando molte vittime partigiane in tutta Italia. Solo nella primavera del ’45 le truppe nazifasciste furono sconfitte, gradualmente, ma in maniera definitiva. Occorre precisare che nei libri di storia si legge spesso che furono gli americani i veri protagonisti della liberazione italiana, tuttavia non fu così: bisogna sottolineare che quando le truppe americane raggiunsero il nord Italia i partigiani avevano già sconfitto il nemico e liberato gran parte della zona settentrionale. Inoltre, come riportato prima, in alcune zone d’Italia, come quella della capitale, gli americani arrivano troppo tardi, ovvero quando l’esercito tedesco aveva già iniziato la ritirata.

Le canzoni popolari della Resistenza

Fra le canzoni popolari della Resistenza sicuramente la più conosciuta è Bella Ciao, ritornata in voga negli ultimi anni a livello internazionale grazie alla serie spagnola di Netflix La Casa di Carta. Non sappiamo chi sia il vero autore della canzone, simbolo della lotta contro l’ideologia nazista e fascista della seconda guerra mondiale, tuttavia è noto che alcuni reparti partigiani la cantavano durante i combattimenti anche se non fosse così famosa come pensiamo oggigiorno. Infatti, a quell’epoca, Bella Ciao non era riconosciuta come inno della Resistenza, lo diventerà solamente vent’anni dopo, durante il periodo del dopoguerra. La canzone veniva cantata esclusivamente da alcuni partigiani di Reggio Emilia, altri nei dintorni di Modena e nelle Langhe. Bisogna considerare che a quell’epoca esisteva un’altra canzone più polare di questa, ovvero Fischia il Vento, composta nel 1943 da Felice Cascione sulle note della canzone russa Katyusha.

La decisione di identificare Bella Ciao come un canto partigiano nasce dalla necessità di trovare un testo che raccogliesse valori universali di libertà e opposizione alle dittature e alla guerra, senza supportare nessuna ideologia politica o religiosa. Oggi così come allora, il fine ultimo di questa canzone è rimasto tale.

Bella Ciao

«Una mattina mi sono svegliato

o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao

una mattina mi son svegliato

ed ho trovato l'invasor.

O partigiano portami via

o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao

o partigiano portami via

che mi sento di morir.

E se io muoio da partigiano

o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao

e se io muoio da partigiano

tu mi devi seppellir.

E seppellire la su in montagna

o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao

e seppellire la su in montagna

sotto l'ombra di un bel fior.

Tutte le genti che passeranno

o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao

e le genti che passeranno

mi diranno che bel fior.

E questo è il fiore del partigiano

o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao

e questo è il fiore del partigiano

morto per la libertà.»

Fischia il Vento

Fischia il vento, infuria la bufera,

scarpe rotte e pur bisogna andar

a conquistare la rossa primavera,

dove sorge il sol dell’avvenir!

…a conquistare la rossa primavera

dove sorge il sol dell’avvenir!

Ogni contrada è patria del ribelle,

ogni donna a lui dona un sospir,

nella notte lo guidano le stelle,

forte il cuor e il braccio nel colpir!

…nella notte lo guidano le stelle

forte il cuor e il braccio nel colpir!

E se ci coglie la crudele morte,

dura vendetta sarà dal partigian,

ormai sicura è già la dura sorte

del fascista vile traditor!

…ormai sicura è già la dura sorte

del fascista vile traditor!

Cessa il vento, calma è la bufera,

torna a casa il fiero partigian,

sventolando la rossa sua bandiera,

vittoriosi, e alfin liberi siam!

…sventolando la rossa sua bandiera

vittoriosi, e alfin liberi siam!

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